Those who strive in Christian faith for a balanced reflection on peace and armed conflict face the always incomplete challenge of allowing morality to be reasonable. In other words, he or she must be careful to choose neither the wrong path of mortality nor that of illusion; that is, neither the management of injustice and suffering nor the blinding of these events. This requirement must also be met by scientific and theological approaches. A balanced view on peace and armed conflict from the perspective of theological ethics means to consider peace as a guiding principle and target for attitude and action as well as not to ignore the existence of armed conflict and to describe the use of force as legitimate in certain extreme cases according to strict criteria. It is a question – by no means symmetrical! – of an inevitable interrelationship between ethics of peace and conflict. However, the proprium of theological ethics – that is, what constitutes its distinctiveness and emerges from the thought-constitutive space of the community of believers – comes into play more strongly in the ethics of peace than in the ethics of conflict, because, with regard to peace, ethics consists in the development…
«…language , in one who talks, does not translate a mature thought but rather accomplishes it». Maurice Merleau-Ponty It is well known that for a good part of the 20th century language was a key theme in what is often called “analytical philosophy”, as perhaps best symbolized in the figure of Ludwig Wittgenstein. Less well known is the fact that language is often a key theme in what is known as “continental philosophy”, particularly in existentialism and phenomenology. This division has by now been somewhat overcome: a contemporary philosopher such as Claude Romano is extremely attentive to both these traditions (see particularly, Au cœur de la raison, la phénoménologie). The purpose of this brief contribution is to comment on just one aspect of the theme of language in the thought of Maurice Merleau-Ponty. The aspect in question concerns the relationship between thinking and talking/writing. In everyday spontaneous conversation and discussion we tend to speak of thinking and talking as two separate, consecutive activities. While preparing a lecture, for instance, I may understand myself as first walking around the garden thinking and then going to my office and writing down what I have been thinking. Merleau-Ponty strongly denounces this…
Gesù è un maestro autentico e ricco d’empatia e di compassione, sia nei suoi atteggiamenti che nei suoi insegnamenti (cf. Gesù modello d’empatia integrale). In questo senso, la parabola del buon Samaritano (Lc 10,33-37) dimostra come le nozioni di empatia e di compassione siano al cuore del messaggio evangelico di Gesù. Vediamo quindi come queste due attitudini debbano ispirare e influire il giudizio morale e la condotta etica del discepolo di Cristo nelle sue relazioni interpersonali. L’atteggiamento del buon Samaritano è caratterizzato da una percezione morale autenticamente empatica rispetto alla situazione dell’uomo ferito: «Un Samaritano […] passandogli accanto, lo vide e ne ebbe compassione» (v. 33). Il senso esegetico di questo versetto significa che alla vista dell’uomo gravemente ferito, il buon Samaritano è commosso fino alle viscere; è colto da una compassione viscerale. In altri termini, la scena lo commuove profondamente scatenando in lui una intensa reazione emozionale empatica, così come una reazione compassionevole per aiutare il misero. Pertanto, la capacità del Samaritano di “mettersi nei panni dell’uomo ferito” e di essere sensibile alla sua sofferenza, apre il giudizio morale della sua coscienza all’empatia compassionevole. Infatti, la compassione spinge il buon Samaritano a prestare soccorso all’uomo ferito attraverso atti concreti:…
In tempo di Covid-19, in coincidenza con le ondate ricorrenti, si ripropone il dramma della scarsezza di mezzi terapeutici rispetto alla domanda e la necessità di selezione i pazienti da avviare alle terapie disponibili. In Italia, nonostante l’intensa campagna di vaccinazione, resiste uno zoccolo duro di no vax. Si sta verificando che durante le ondate pandemiche i no vax contraggono il Covid-19 in forme molto più gravi dei vaccinati così che, in quest’ultimo mese, le terapie intensive si sono nuovamente riempite di pazienti gravi per Covid-19, il 70-80% dei quali sono no vax. L’occupazione anomala delle terapie intensive impedisce di eseguire interventi delicati già programmati che esigono un postoperatorio in terapia intensiva, chiede di impiegare un surplus di personale medico a scapito di altri settori della medicina, soprattutto preventiva, e assorbe notevoli risorse pubbliche. Davanti a questa situazione, la prima reazione viscerale potrebbe essere quella di negare ai no vax le terapie intensive: potevano vaccinarsi, sapevano i rischi della mancata vaccinazione ed hanno deciso di non farlo, ma adesso devono subire le conseguenze implicite nel loro comportamento scriteriato e antisociale liberamente scelto. Questa logica, non in forma così cruda, ovviamente, sta nel cuore di una recente lettera della Consulta di…
Recientemente, algunos empleados de la compañía de coches eléctricos Tesla han acusado al fundador y jefe ejecutivo (CEO)[i], Elon Musk, de haber subordinado la seguridad de sus coches a otros criterios comerciales y de no haber advertido suficientemente de las limitaciones y riesgos de su sistema de conducción autónoma. Los denunciantes aseguran que ese sistema ha sido anunciado de manera equívoca, como si fuera capaz de prescindir completamente del conductor humano (nivel 5)[ii]. Hacia la conducción completamente autónoma En su publicidad, Tesla reconoce explícitamente las limitaciones del sistema de conducción autónoma, seguramente por motivos legales, y advierte que el conductor debe estar siempre preparado para tomar el control del vehículo. Sin embargo, a nivel de percepción, intenta que los usuarios crean en la seguridad del sistema[iii]. De formas diversas, intenta convencerles de que estos vehículos son capaces de operar autónomamente y en modo fiable, incluso en situaciones complejas e imprevisibles. Eso parece indicar, por ejemplo, el hecho de que, recientemente, Tesla haya introducido juegos para que el conductor se entretenga mientras el vehículo se encarga de llevarle a su destino[iv]. De hecho, circulan videos por internet que muestran a conductores de estos vehículos aparentemente dormidos mientras viajan por las autopistas…