Costruire muri o spalancare frontiere? I giovani, “protagonisti” del cambiamento

 

Costruire muri o spalancare frontiere? I giovani, “protagonisti” del cambiamento

In un tempo in cui si dibatte molto sulla sedicente necessità di “costruire muri” e in cui dominano le “prese di posizione” e la “legge del più forte” sempre più tese a “difendere” non il debole, l’indifeso e il povero ma solo quanti, impropriamente, si vedono da loro minacciati, la Chiesa con il suo insegnamento invita ancora una volta a spalancare le frontiere, a continuare a camminare insieme per accogliere e accompagnare “tutti” e “ciascuno”, così da superare ogni forma di elitarismo, emarginazione, sofferenza e manipolazione.

Lo scorso 25 marzo, «ispirato dalla ricchezza delle riflessioni e dei dialoghi del Sinodo» dell’ottobre 2018, papa Francesco ha voluto piantare, quale ulteriore orientamento per l’ora “presente”, una nuova “pietra miliare” accanto e in continuità a quelle già fissate – Evangelii gaudium, Amoris laetitia – lungo il percorso del suo pontificato. Stiamo parlando dell’esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit. Questo nuovo documento magisteriale si compone di 299 numeri distribuiti in 9 capitoli e ha il tono colloquiale di una “lettera”, come la definisce lo stesso Francesco (cf. n. 3; 4). È indirizzato in primis «a tutti i giovani cristiani» e «contemporaneamente a tutto il Popolo di Dio, ai pastori e ai fedeli, perché la riflessione sui giovani e per i giovani interpella e stimola tutti (n. 3). Il testo raccoglie e sviluppa le proposte più significative consegnate dal Sinodo su i giovani, la fede e il discernimento vocazionale, quindi le migliaia di voci di credenti e di giovani anche non credenti sulle quali il Santo Padre ha voluto soffermarsi a riflettere (cf. n. 4).

Se i giovani sono destinatari dell’esortazione, essi tuttavia non sono semplici soggetti ricettivi. Concretamente è chiesto loro di aiutare la Chiesa di Cristo «a rimanere giovane, a non cadere nella corruzione, a non fermarsi, a non inorgoglirsi, a non trasformarsi in una setta, ad essere più povera e capace di testimonianza, a stare vicino agli ultimi e agli scartati, a lottare per la giustizia, a lasciarsi interpellare con umiltà» (n. 37; cf. n. 39) così da creare «le condizioni perché… sia spazio di dialogo e testimonianza di fraternità che affascina» (n. 38). Il Sinodo ha ben sottolineato come «molti giovani santi… sono stati nella loro epoca veri profeti di cambiamento; il loro esempio mostra di che cosa siano capaci i giovani quando si aprono all’incontro con Cristo» (n. 49) «l’eterno vivente» (cf. nn. 124-128). Per questo, scrive papa Francesco, «non possiamo limitarci a dire che i giovani sono il futuro del mondo», essi «sono il presente, lo stanno arricchendo con il loro contributo… partecipando insieme agli adulti allo sviluppo della famiglia, della società, della Chiesa» (n. 64). Occorre dunque disporsi, come ha fatto Gesù, allo «ascolto disponibile e attento dei giovani» affinché le nostre comunità cristiane, e nell’insieme la Chiesa Universale, si lascino provocare da nuove sensibilità e inedite domande (n. 65; cf. n. 103) e (ri)maturino «lo sguardo attento» di chi, «chiamato ad essere padre, pastore e guida dei giovani» s’impegna con solerzia a «individuare percorsi dove altri vedono solo muri», a «saper riconoscere possibilità dove altri vedono solo pericoli» (n. 67) così che la società impari anch’essa a essere «una madre solidale» (cf. n. 75).

p. Antonio Donato, CSsR

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2 commenti

  • luis r 15 Giugno 2019a1:11 pm

    Cari saluti e complimenti, P. Donato per la sua riflessione che si torna pure un messaggio molto utile per i nostri impegni come redentoristi e senz’altro per l’universo della Morale.

    • admin 17 Giugno 2019a4:54 pm

      Grazie per la sua risposta e per continuare a seguirci

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