Fare o fondare la bioetica globale? 3 – Metabioetica: le ragioni di essere uomo, vita ed etica
Kowalski / 31 Gennaio 2020

    G. Harrison – utilizzando la metafora del “villaggio globale” di McLuhan – parla della contestualizzazione del “fare bioetica” all’interno della società pluralistica, dove potrebbero sorgere conflitti sul modo in cui i progressi nel campo biomedico potrebbero o dovrebbero essere applicati (G. Harrison, È la bioetica universale, tanto al Nord quanto al Sud del mondo?, 1994). Conflitti possono sorgere dalle differenze tra dottrine religiose, filosofiche o etiche, tra convinzioni culturali e assunzioni di fondo che riguardano la vita umana oppure tra i vari metodi che si usano per risolvere i conflitti di valore. Conflitti di questo tipo si possono risolvere o almeno si può tentare di risolverli con una visione globale e unificata dell’uomo, dell’etica, della vita e anche della medicina; una visione che connetta i principi tra loro in modo armonioso e integrato (con il principio di non contraddizione formale e pragmatica), evitando la conflittualità tra i principi stessi, oppure solamente evitandoli. Si evitano appunto i conflitti di valore nel “fare bioetica” quando si tenta di fondarla su una falsa omogeneizzazione di opposti interrogativi, spostando le frontiere assiologiche ed epistemologiche tra la natura e l’uomo, tra la scienza e l’etica, tra la biologia e l’antropologia. Il “fare bioetica”…

Anche il Catechismo può cambiare… in meglio!!!
DelMissier / 3 Maggio 2019

Anche il Catechismo può cambiare… in meglio!!! Nella memoria di Sant’Alfonso M. de Liguori (1° agosto 2018) – patrono dei moralisti, esimio rappresentante dell’etica cattolica misericordiosa –, papa Francesco ha disposto la revisione del Catechismo della Chiesa Cattolica in merito alla pena di morte (PdM – n. 2267). Nel nuovo testo approvato si afferma che sempre e comunque «la PdM è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona». Essa viene così qualificata come un trattamento crudele, disumano e degradante in sé e se ne esclude l’impiego in qualunque circostanza. Tale autorevole insegnamento si fonda sulla chiara consapevolezza del rispetto dovuto a ogni essere umano e dell’inalienabile dignità della persona anche a fronte dei crimini più gravi. La modifica costituisce uno sviluppo significativo della dottrina alla luce del Vangelo, in continuità con il magistero pontificio degli ultimi 100 anni. Infatti, già Pio XI e Pio XII avevano affermato la centralità e il valore della persona rispetto alle pretese dei totalitarismi moderni, come poi confermerà il Concilio Vaticano II: «La persona […] è e deve essere principio, soggetto e fine di tutte le istituzioni sociali» (Gaudium et spes, n. 25). In tal modo cade la prima argomentazione tradizionale a favore della…