Il dovere di disciplina nell’imporre le tasse (Costituzione Italiana, art. 54, co. 2)
Salutati / 10 Gennaio 2020

  Il tema dell’imposizione fiscale è pressoché sempre trattato concentrando l’attenzione sull’importante dovere del cittadino di pagare le tasse, ma raramente ci si sofferma sull’altrettanto fondamentale dovere di buona amministrazione delle risorse da parte del politico. Nell’ambito della Dottrina Sociale della Chiesa, considerando insufficiente la teoria liberale del diritto di imposizione fiscale come derivante dalla sovranità dello Stato, si considera il tributo espressione del vincolo che lega il cittadino allo Stato, nonché dell’identità di interessi di contribuente e Stato nel perseguire il bene comune. Non a caso l’art. 53 della Costituzione Italiana non statuisce, come altre Costituzioni, che si è “tenuti a pagare le imposte”, ma che «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche», nella consapevolezza che, in un ordinamento fiscale di massa, solo la collaborazione tra la parte pubblica e quella privata può conseguire risultati efficaci in ordine al bene comune (G. Marongiu). Proprio nell’ottica della collaborazione e nell’orizzonte del bene comune S. Tommaso, nel commentare la Lettera ai Romani (13,6), insegna che un’imposta non prelevata per fini di stretta utilità pubblica è ingiusta e non obbliga e che il Sovrano può peccare in due casi. Il primo si verifica quando il Sovrano non cura gli interessi del…