Una questione di plausibilità

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È parte del titolo del libro The Plausibility Problem (Inter-Varsity, Nottingham 2015), di Ed Shaw, pubblicato in Italia nel 2019 (Edizioni GBU, Chieti) con il titolo L’etica sessuale nella Bibbia. Una questione di plausibilità. Ho scoperto il libro nel contesto del mio lavoro sulla questione dell’etica sessuale negli scritti di san Paolo.

L’autore, Ed Shaw, cristiano, pastore della chiesa evangelica anglicana di Bristol (Inghilterra), parte dalla realtà, raccontando la storia del diciassettenne Peter, un «cristiano pieno di zelo e membro entusiasta del gruppo dei giovani della sua chiesa locale» e di Jane, una donna divorziata di quarant’anni, una neoconvertita anch’ella entusiasta che «divenuta cristiana si è tuffata nella vita di chiesa». Sono due persone reali che scoprono in sé un’attrazione verso lo stesso sesso. Shaw ammette: «Questo libro è stato pensato per essere d’aiuto» (p. 21). Infatti, «questo libro parla di come rendere plausibile […] l’insegnamento della Bibbia che il sesso è solo per il matrimonio tra uomo e donna» (p. 131).

Per raggiungere l’obiettivo, l’Autore – muovendosi nell’orizzonte della questione concreta dell’attrazione verso lo stesso sesso – evidenzia innanzitutto un numero non indifferente di affermazioni false (p. 9) presenti nel pensiero contemporaneo sulla sessualità che influenzano il modo di pensare sulla etica sessuale e di viverla per molti cristiani. In più, Shaw cerca di pensare a questo problema in modo costruttivo ricordando che «è accaduto spesso che Dio abbia usato problemi e persone portatici di problematiche simili per rendere la sua imperfetta chiesa sempre più conforme all’immagine del suo perfetto Figlio» (p. 30).

Non è tanto difficile essere d’accordo con l’affermazione di Ed Shaw, che viviamo in una cultura più sessualizzante dai tempi dell’epoca pre-cristiana (cf. p. 14). Di conseguenza, in una società «ossessionata dal sesso» (p. 108) diminuisce, anche tra i cristiani, la fiducia nell’insegnamento biblico sul sesso e sul matrimonio (cf. p. 17). Per la difesa della verità rivelata nella Bibbia sulla antropologia e sessualità umana e sulle sue esigenze morali, il nostro teologo e pastore, nella riflessione da lui proposta, adduce il concetto della plausibilità.

Vorrei soffermarmi su questo termine. Secondo la concisa presentazione che ne fa l’Enciclopedia Treccani, “plausibilità” rimanda a due universi di significati ben precisi. Il primo è un universo logico e argomentativo in cui plausibile è quasi sinonimo di razionale. Il secondo, più fedele all’etimologia del termine, rimanda al piano dei processi sociali: plausibile è ciò che è degno di plauso, di essere apprezzato, approvato. Nella plausibilità si esprime dunque una dinamica sociale e non soltanto una dimensione semplicemente logico–intellettiva.

Ed Shaw afferma con ragione: «Abbiamo un problema di plausibilità: ciò che la Bibbia insegna chiaramente sembra irragionevole per molti di noi oggi. E quindi viene respinto (non irragionevolmente!) dappertutto. […] Allora cosa possiamo fare? […] Dobbia­mo solo rendere nuovamente plausibile ciò che la Bibbia comanda chiaramente» (p. 21), per abbracciare la Parola di Dio come autorità (p. 70).

Questa indicazione appare come un semplice ritorno al dovere, all’obbligo, al proibito chiaramente presente dell’insegnamento biblico in riferimento alla sessualità cristiana. Ma niente del genere! Ad un certo punto, infatti, Shaw annota: «La castità negativa, il tipo di castità che si limita ad affermare “Non devi farlo”, non è mai riuscita a persuadere il mondo postmoderno» (p. 20).

È proprio qui che mi pare di cogliere il valore del suo coraggioso e convinto modo di proporre la verità salvifica di Dio: la nostra identità è definita in primo luogo non tanto a partire dal fattore psico-biologico della propria sessualità, ma dalla preminenza dell’unione con Cristo (p. 33). Da qui consegue che essere potenzialmente nato “gay” non necessariamente rende giusto che si abbracci uno stile di vita gay (pp. 54-58). (la base genetica dell’omosessualità Similmente, la gioia del sesso non è l’unica via verso la vera intimità perché la risposta di Dio al problema della solitudine umana non è solo l’intimità sessuale del matrimonio ma anche la famiglia della Chiesa (pp. 73-74.108).

Pertanto, non pare vero che la differenza sessuale sia irrilevante, né che i sessi possano essere liberamente intercambiabili (p. 84), dato che l’umanità è composta da due sessi diversi non solo al fine della sopravvivenza e continuità del genere umano. Tale differenziazione, oltre ad aiutarci nel cogliere la natura dell’amore di Dio per il suo popolo (p. 88), risponde anche al problema della solitudine, consentendo agli esseri umani di completarsi a vicenda (p. 86).

Degno di nota, perciò, è l’orizzonte sociologico del concetto di plausibilità proposto da Shaw. Il suo libro di carattere pastorale non è semplicemente un richiamo coraggioso e fedele della verità sulla sessualità umana come trasmessa dalla Bibbia e insegnata nella comunità di fede. Questo, peraltro, sarebbe già lodevole nel contesto della crescente convinzione delle persone, secondo la quale “ciò che la Bibbia chiede non è realizzabile nel mondo di oggi”. Il libro L’etica sessuale nella Bibbia. Una questione di plausibilità di Ed Show merita secondo me un’attenzione più approfondita da parte della teologia cattolica. Essa, in un dialogo rispettoso, potrebbe completare le prospettive ivi segnalate, per esempio, con la dimensione sacramentale della realtà del matrimonio cristiano. 

Nella riflessione proposta da Show mi pare di trovare personalmente un valore importante per proposta morale cristiana. Lo vedo nel saper mettere in evidenza il ruolo della testimonianza di vita – propria a tutti quei cristiani di oggi che prendono sul serio la somiglianza con Cristo in ogni area della vita – quindi nella plausibilità, cioè un tentativo di “essere” una proposta seria ed esigente, ma insieme responsiva al Vangelo e aperta alla sua gioia condivisa con gli altri.

Credo infatti che, affinché una verità sia non soltanto ragionevole ma anche socialmente accattivante, essa deve essere, per l’appunto, “plausibile” in virtù di una comunità che la incarna e ne testimonia il valore vitalmente attraente.

p. Krzysztof Bielinski, CSsR

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