I 70 anni dell’Accademia Alfonsiana: storia e morale per l’uomo di oggi

ROMA , 27 marzo, 2019- (ACI Stampa)

Il Padre Leonardo Buijs, superiore generale della Congregazione del SS.Redentore, il 9 febbraio 1949 inaugurava a Roma, l’Accademia Alfonsiana. Era da poco terminato il Secondo conflitto mondiale e veniva così realizzato un sogno, lungamente accarezzato.

I Padri redentoristi nel corso della loro storia, hanno sempre sviluppato ed approfondito la ricerca e lo studio della teologia morale, per gli importanti legami che questa ha con l’esistenza dell’uomo.

Sant’Alfonso Maria de Liguori, loro fondatore, con particolare cura, aveva prediletto questo campo , vedendone le applicazioni pratiche e le utilità.

Ordinato sacerdote, il 21 dicembre 1726, si dedicò, con passione ed equilibrio, al ministero sacerdotale: confessioni, cappelle serotine e colloqui spirituali gli aprirono l’animo dei fedeli che, al di là di quella grata, ascoltava con il cuore di un Padre e la mente di un apostolo. Tale esperienza segnò il suo cammino, pensando ad un’opera in grado di aiutare l’uomo del suo tempo, a viver bene la propria spiritualità. E la morale è questo terreno.

Per i sacerdoti, chiamati a trattare le anime, scrisse la Theologia Moralis. Era il 1748 ed in una materia, irta di teorie teologiche e filosofiche, segnò la via della semplicità e della libertà, per una coscienza responsabile e matura. Con tali voti additò ai suoi figli, lo studio di questo settore teologico, come missione e non come obbligo.

Una morale libera dagli schemi, ma  inserita in una forma rappresenta, la sua risposta pratica. E di pratica ne aveva fatta molta: dalla pastorale, a Scala, sulla costiera amalfitana, in quel 1732, nei quali aveva appreso i problemi e le esigenze delle persone in difficoltà, al governo della diocesi di Sant’Agata dei Goti (1762).

Divenuto vescovo approfondì l’arte dell’ascolto, ma di più quella di saper decidere. Sacerdoti, laici, suore:tutti bussavano alla sua porta, uscendone trasformati.

Libertà, coerenza e fedeltà sono i pilastri del agire alfonsiano.

Alla luce di ciò, non è possibile separare la vita del santo dalla sua morale, in quanto queste sono unite in un unicum di inscindibile abbraccio. Le sue risposte partono dalle esigenze dell’uomo ed a questo giungono.

Alfonso amava la persona ed in essa sapeva scorgere i segni di quell’amore incondizionato del Padre, per i suoi figli. La sua proposta teologica è fresca, attenta e brillante alla ricerca non di facili compromessi ma di intuibili soluzioni, sempre e solo, alla luce delle parabole evangeliche.

Il santo non sale in cattedra, ma scende negli abissi della coscienza dell’uomo, per farvi risplendere il dolce calore dell’amore del Pastore alla ricerca della pecorella smarrita.

Con tale premessa, i Redentoristi hanno raccolto tale testimone coltivando gli studi morali come parte integrante della loro missione. Dalla predicazione alla confessione non c’è caso che non sia stato discusso ed affrontato, nell’attività di ricerca dell’Accademia.

Questa, già intuita nel 1894 in uno storico Capitolo generale, vide la luce nel 1910. In tale anno, nacque il primo nucleo dello storico istituto. In questo angolo della Roma sparita, a ridosso della Basilica di Santa Maria Maggiore, si affronta lo studio della morale, facendo riferimento alle più moderne branche del sapere scientifico, applicate alla cultura teologica.

Attenta ai segni dei tempi, l’Accademia partecipò, attivamente, ai lavori del Concilio Vaticano II, fornendo il proprio contributo teologico.

Unica al mondo, per struttura ed oggetto di indagine, l’Accademia Alfonsiana svolge il suo lavoro guardando alle nuove sfide dell’uomo  di oggi, desideroso di sempre maggiori domande, ma di più di nuove risposte.

Papa Francesco nell’udienza, ai membri dell’Istituto, il 9 febbraio 2019, in occasione della celebrazione dei settant’anni di tale ricorrenza, ha osservato come la Morale è tenuta a guardare ai problemi dell’uomo di oggi, ricordando l’opera del santo e le indicazioni del Concilio Vaticano II. Nello specifico, il Pontefice ha evidenziato il lavoro svolto, in questi anni, dall’Accademia, evidenziando i valori più alti e centrali del vangelo, nell’infondere la fiducia nella grazia divina.

Dietro la guida del suo preside padre Alfonso Amarante, l’istituto svolge tale missione tenendo come punto di riferimento il pensiero del vescovo napoletano e le esigenze dell’uomo di oggi, sempre alla ricerca di una parola che esca dal cuore di un padre che ha fatto della morale, la sua risposta di amore.