Chiusura solenne del 150° anniversario della proclamazione di S. Alfonso Doctor Ecclesiae

Chiusura solenne del 150° anniversario della proclamazione di S. Alfonso Doctor Ecclesiae

Giovedì 24 marzo 2022, in occasione della chiusura solenne del 150° anniversario della proclamazione di Sant’Alfonso Doctor Ecclesiae, avvenuta il 23 marzo 1871 da parte di Pio IX con la bolla Qui Ecclesiae Suae, si è svolta presso l’Accademia Alfonsiana una giornata di studio.

La mattinata, moderata dal prof. Alfonso Vincenzo Amarante, preside dell’Istituto Teologico, ha visto gli interventi di due autorevoli teologi moralisti: prof. Sabatino Majorano e prof. Antonio Autiero. Dopo una breve pausa, si è tenuta la Lectio Magistralis dettata da Sua Em.za Rev.ma Card. Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede e ospite illustre dell’evento. Il prof. Vincenzo Buonomo, rettore magnifico della Pontificia Università Lateranense ha concluso il convegno di studio.

Il prof. Amarante, prima di presentare i vari relatori, ha introdotto l’evento accademico dando lettura di un piccolo messaggio pervenuto dalla segreteria particolare del Santo Padre, nel quale si riportava il saluto affettuoso e cordiale di Papa Francesco rivolto ai partecipanti della giornata di studio, invocando l’intercessione della Vergine Maria e impartendo la sua benedizione apostolica.

Dopo la gioia dell’aver ascoltato il messaggio del Santo Padre, il Preside ha letto il messaggio del moderatore generale, Padre Michael Brehl, in cui manifestava la sua gioia e il suo rendimento di grazie per l’iniziativa e l’organizzazione così solenne della commemorazione riguardo alla proclamazione di Sant’Alfonso a Dottore della Chiesa. Inoltre, ha sottolineato che quest’anno giubilare possa segnare l’inizio di una nuova tappa verso il futuro per la teologia morale. Padre Michael ha messo in guardia dal limitare a vivere questo evento esclusivamente ad un pur legittimo orgoglio per il riconoscimento ecclesiale dell’opera alfonsiana, ma deve incoraggiare a far memoria, chiedendosi come poter essere fedeli a quanto il passato ha donato e può continuare a donare. Alla luce di tutto ciò, il moderatore generale ha affermato che l’esempio di Sant’Alfonso invita la teologia morale a non contrapporre la radicalità del vangelo e la debolezza dell’uomo.

Il primo intervento teologico è stato del prof. Sabatino Majorano, intitolato: “La verità morale come verità salvifica”. Il relatore ha subito chiarito che il cammino dell’ermeneutica alfonsiana è complesso e articolato, con accentuazioni e prospettive diverse che risentono naturalmente delle preoccupazioni pastorali e del dibattito teologico dei vari periodi storici. Di tutto ciò si ha riscontro negli ultimi decenni in cui è evidente che per cogliere la straordinaria ricchezza della proposta alfonsiana non bisogna soffermarsi soltanto o limitarsi solo alle opere morali ma collocarle nel contesto vitale del Santo. Padre Sabatino ha invitato a non perdere mai di vista che Alfonso è stato innanzitutto pastore, che ha fatto del vissuto una proposta, la quale quest’ultima ritorna nella vita per provare la sua validità. Un aspetto fondamentale della morale di Alfonso, messo in luce, è quello dell’imperativo morale come esigenza d’amore. In altre parole, il devi per il credente sgorga dalla memoria dell’anticipo d’amore che Dio dona in Cristo, cioè sapendosi amato nasce in lui l’imperatività d’amare a sua volta; non solo a chi gli ha anticipato il suo amore ma a tutti coloro ai quali Dio incessantemente dona. Ha ribadito più volte che la proposta morale alfonsiana è un invito forte affinchè tutte le parole sul bene vengano percepite come portatrici dell’amore misericordioso di Dio che rende capace l’uomo di intraprendere cammini di pienezza. Per il relatore, la sfida della teologia morale consiste nell’attuare un cammino di liberazione, considerando il devi non un limite soffocante per la libertà dell’uomo ma come sorriso di beatitudine e di misericordia. Concludendo, ha affermato che la teologia morale si realizza in sé quando accompagna l’umanità in tutti i suoi processi, in quanto duri e prolungate. Alla luce di ciò, la verità morale può essere incontrata come verità salvifica quando non condanna la fragilità ma che assume la debolezza umana per guarirla e proiettarla verso la cessitudo vocazionis in Cristo che dà senso alla vita di ogni uomo e dell’intera umanità.

La seconda relazione, affidata al prof. Antonio Autiero, verteva sul tema: “Alfonso Maria de Liguori nel groviglio della modernità”. Le riflessioni proposte hanno avuto come sfondo la felice denominazione: Alfonso e il secolo dei lumi. Ma lo stesso relatore si è posto la domanda chiedendosi se questa associazione fosse soltanto un puro riferimento temporale. In seguito ha affermato che alla coincidenza cronologica va aggiunta una convergenza assiologica; quindi non basta collocare Alfonso nel suo periodo storico, ma tener conto del suo essere abitante nella cultura del suo tempo, esprimendone l’intenzione e le tensioni profonde. La sua grandezza consiste nell’aver saputo declinare questa realtà sul versante teologico – pastorale, nonostante il groviglio della modernità. Ha tratteggiato alcune caratteristiche fondamentali della modernità, evidenziando gli aspetti positivi che in essa sono contenuti. La modernità dovrebbe invitare l’uomo a “prendere in mano la propria storia, il proprio destino, recuperando anzitutto fiducia nella sua capacità di riconoscere e di orientarsi al bene”.  Per questo, la svolta antropologica della modernità, avendo sviluppi concreti nella filosofia della soggettività, fin da subito ha provocato positivamente anche l’antropologia teologica. Nella relazione ha presentato una caratteristica bella di Sant’Alfonso, quella dell’equilibrio riflessivo, la quale è al tempo stesso il principio del suo metodo, che lo teneva al riparo dagli eccessi, conservando un occhio vigile di considerazione dell’umano e delle sue valenze positive, non cadendo, dunque, negli eccessi.  Il relatore ha chiarito che l’attenzione alla fragilità e la capacità di compassione, messe in atto dal Dottore, non sono qualcosa che appartengono al discorso morale ma divengono elementi che entrano nella genesi del profilo del buon teologo morale. Alla luce di ciò, la modernità viene considerata dal prof. Autiero come lo spazio per promuovere una cultura empatica, e un via percorribile “per incontrare l’umano e aprirlo alla maturazione dei frutti di bene”. È con questa sfida che il teologo morale si deve misurare.

Dopo una breve pausa, Sua Em.za il Sig. Card. Pietro Parolin, ha tenuto la Lectio Magistralis, intitolata “Coscienze mature per una chiesa adulta per la fraternità e l’amicizia sociale”. Ha esordito sottolineando il contributo che Alfonso, con la sua ricerca teologica, ha dato inizio alla formazione di coscienze mature per una chiesa adulta. Nelle prime battute della lectio, il Cardinale, ha attribuito al Santo Dottore, il merito di aver messo in giusto dialogo la scienza giuridica e l’esperienza della povertà del popolo meridionale, e tramite questo incontro la teologia morale alfonsiana è divenuta una proposta non meramente normativa, ma avendo a cuore la condizione umana desiderosa di Santità. Questa è per Sua Eminenza l’eredità preziosa di Alfonso, da declinare nell’oggi, che consiste nell’ascoltare e farsi compagna di viaggio dell’umanità universale, per intraprendere con essa un cammino di pienezza di vita, per attuare una fraternità universale. Nella Lectio Magistralis si rimarcava più volte la necessità e l’urgenza dell’assunzione di un atteggiamento nuovo della teologia morale, la quale deve far suo il grido di ogni popolo. In modo particolare, affinchè ci sia fraternità e amicizia sociale, la teologia morale ha il compito di denunciare la manipolazione del diritto come strumento di giustificazione da parte dei popoli ricchi, attuando processi teologici e pastorali dediti alla solidarietà, perché diritto vuol dire sempre solidarietà. Il cardinale Pietro Parolin, concludendo la sua magistrale Lectio ha augurato che il linguaggio della proposta morale divenga quello della libertà, che al tempo stesso si possa comprendere che il personale diritto alla libertà non deve chiudersi alla solidarietà, anzi necessariamente rimanere in dialogo costante.

Ha chiuso la giornata di studio il prof. Vincenzo Buonomo, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense, porgendo alla comunità accademica il suo saluto carico di affetto e di gratitudine, sottolineando come l’Accademia Alfonsiana sia tutt’ora un centro di eccellenza, nazionale e non solo, per lo studio della teologia morale. Ha concluso affermando che Sant’Alfonso è colui che ricorda costantemente a precedere l’applicazione della norma, la lettura attenta della realtà.

Sac. Roberto Lonoce
Studente dell’Accademia

Sua Em.za il Sig. Card. Pietro Parolin

 

 

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