Un proposito… l’augurio di un Santo Natale

Un proposito… l’augurio di un Santo Natale

Con lo sguardo già rivolto al 2024 ormai imminente, ancora provocato dalle esortazioni e dagli incoraggiamenti del Moderatore Generale in occasione della solenne apertura dell’anno accademico (24.10.2023), e motivato dalle “Parole di Pace” che hanno accompagnato il cammino di preparazione al Natale del Signore in queste settimane di Avvento, desidero condividere con la comunità accademica, presente e passata, un proposito, che spero venga accolto anche come messaggio augurale.

Si è soliti, nella realtà italiana, esprimere il senso della rassegnazione con un’espressione comune, “mettersi il cuore in pace!”. È chiaro che la “pace del cuore” qui richiamata non è quella che spesso ricorre nello scritto alfonsiano; tantomeno il “fare”, evocato qui dal verbo mettere, può ricondursi a chi concretamente s’impegna, anche nel piccolo e nel poco, a contribuire a costruire la pace. L’espressione, nella sua accezione meno buona, dice piuttosto disimpegno, disinteressamento, e più profondamente chiusura a sé, all’altro, alle situazioni, portamenti riconducibili, a mio parere, all’atteggiamento del “relativismo pratico” – più pericoloso del relativismo dottrinale – additato come tentazione da papa Francesco all’inizio del suo pontificato (cf. EG, n. 80). Un cuore che «agisce come se Dio non esistesse, decide come se i poveri non esistessero, sogna come se gli altri non esistessero, lavora come se quanti non hanno ricevuto l’annuncio non esistessero» (Ibid.) è un cuore isolato, autoreferenziale.

Di contro, il Natale del Signore che ci prepariamo a celebrare, ci rende ancora una volta manifesto il cuore di Dio, che “non si dà pace” sino a quando non guadagna a sé tutto l’uomo e ciascun uomo. Un cuore, quello del Padre, «quasi impazzito per amore» che «non attende ad altro – scrive il de Liguori nella Novena del Natale – che ad amare e a render beato l’uomo». Da qui il proposito “natalizio” a fare nostro l’esempio di questa “santa inquietudine della continua ricerca dell’uomo”, solo “per amore dell’uomo”. Una ricerca da declinare in tutti i contesti vitali nei quali operiamo, da quello prettamente accademico, a quello eminentemente pastorale, comunitario, sociale. Una ricerca chiamata a farsi annuncio itinerante (cf. EG, n. 23) per essere «fermento di Dio in mezzo all’umanità», in un «mondo che spesso si perde, che ha bisogno di avere risposte che incoraggino, che diano speranza, che diano nuovo vigore nel cammino» (Ibid., n. 114). Una ricerca che chiede a ciascuno di maturare la coscienza del «permanente bisogno di essere evangelizzato» (cf. Ibid., n. 164) affinché il mistero del Natale continui a perpetuarsi nella storia. Il mistero di un incontro “in” colui che si è fatto uomo, un mistero che continuamente si rinnova ogni qual volta il proprio cuore decide di aprirsi a Dio, decide di aprirsi agli altri, in special modo ai più abbandonati, così da essere Vangelo vivo, incarnato, nei luoghi che si è chiamati ad abitare.

Carissimi, il Natale sfida a non quietare il cuore, ad affidarlo «al compagno di strada senza sospetti, senza diffidenze, e guardare anzitutto a quello che cerchiamo: la pace nel volto dell’unico Dio. Affidarsi all’altro è qualcosa di artigianale, e la pace è artigianale» (Ibid., n. 244), non è rassegnazione ma impegno personale e fattivo. Già dal presepe – scrive papa Francesco nella lettera apostolica Admirabile signum – Gesù proclama, con mite potenza, l’appello alla condivisione […] quale strada verso un mondo più umano e fraterno, dove nessuno sia escluso ed emarginato (cf. n. 6).

Di vero cuore auguro a tutti non solo un Santo Natale… ma che sia sempre Natale nei nostri cuori, nel nostro agire, decidere, sognare, lavorare…

 

Antonio Donato, C.Ss.R.
Preside