ANNO III (2015), AN011 – Roma, 16 dicembre 2015
I nuovi Rappresentanti degli Studenti
Mi chiamo Amedeo Tocci e sono un religioso dehoniano, nato a Cosenza 35 anni fa.
Ho conosciuto i padri dehoniani nel corso dei miei anni di studio all’Università della Calabria. Dopo la laurea in chimica, durante il dottorato di ricerca, chiesi ai padri di poter conoscere meglio la vita religiosa facendone esperienza presso la loro comunità di Rende (CS). La mia richiesta fu accolta, perciò, terminato il dottorato di ricerca, ha avuto inizio la mia formazione religiosa.
Ho vissuto il noviziato presso la comunità dehoniana di Salamanca (Spagna).
Dopo aver professato i primi voti religiosi, mi sono trasferito allo studentato dehoniano di Napoli; lì ho vissuto per cinque anni e ho studiato teologia nella Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. In questo tempo ho svolto il mio servizio pastorale presso il carcere minorile di Nisida (NA) e in parrocchia, operando nella pastorale giovanile e nella catechesi sacramentale.
Attualmente vivo a Roma, presso il Collegio Internazionale Dehoniano “Leone Dehon”, e sto approfondendo lo studio della teologia morale all’Accademia
Mi chiamo Amedeo Tocci e sono un religioso dehoniano, nato a Cosenza 35 anni fa.
Ho conosciuto i padri dehoniani nel corso dei miei anni di studio all’Università della Calabria. Dopo la laurea in chimica, durante il dottorato di ricerca, chiesi ai padri di poter conoscere meglio la vita religiosa facendone esperienza presso la loro comunità di Rende (CS). La mia richiesta fu accolta, perciò, terminato il dottorato di ricerca, ha avuto inizio la mia formazione religiosa.
Ho vissuto il noviziato presso la comunità dehoniana di Salamanca (Spagna).
Dopo aver professato i primi voti religiosi, mi sono trasferito allo studentato dehoniano di Napoli; lì ho vissuto per cinque anni e ho studiato teologia nella Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. In questo tempo ho svolto il mio servizio pastorale presso il carcere minorile di Nisida (NA) e in parrocchia, operando nella pastorale giovanile e nella catechesi sacramentale.
Attualmente vivo a Roma, presso il Collegio Internazionale Dehoniano “Leone Dehon”, e sto approfondendo lo studio della teologia morale all’Accademia.
Amedeo Tocci
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Mi chiamo Radmila Ilinović, sono nata l’11 giugno 1984 a Jajce, Bosnia ed Erzegovina. Il 17 agosto 1999 sono entrata nella comunitàdelle Suore Scolastiche Francescane di Cristo Re di Zagabria della
Provincia bosniaco – croata (Sarajevo). Ho emesso i voti temporanei il 2 ottobre 2005 a Livno, Bosnia ed Erzegovina. Dal 2006 al 2011, ho frequentato la Facoltà di Filosofia-teologia presso KBF a Zagabria, in Croazia. Ho fatto la mia professione perpetua il 19 settembre 2010. Dal 2011 al 2014 ho lavorato nella scuola elementare a Zagabria dove ho insegnato religione. Sono stata impegnata nella pastorale parrocchiale e nella pastorale vocazionale.
Il Governo provinciale, tenendo conto delle esigenze della comunità e della pastorale della Chiesa in Bosnia ed Erzegovina, ha deciso il giugno 2014 di mandarmi a Roma a studiare Teologia morale presso Accademia Alfonsiana. Attualmente sto frequentando il secondo anno di licenza.
Radmila Ilinović
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Congresso mondiale “Educare oggi e domani. Una passione che si rinnova”
18-21 novembre 2015
Educare oggi e domani. Una passione che si rinnova. Questo è stato il titolo del Congresso Mondiale promosso dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica, realizzato in Vaticano nei giorni 18-21/11/2015. L’Accademia Alfonsiana è stata rappresentata da alcuni dei suoi studenti nella chiusura di questo incontro, sabato 21 novembre 2015.
Papa Francesco, nella sua udienza, ha risposto alle domande di rappresentanti di diverse parti del mondo. In diversi momenti il Papa ha parlato del serio problema di un’educazione elitaria e selettiva, e anche della chiusura alla trascendenza. Con forza ha affermato la necessità di “Educare umanamente ma con orizzonti aperti”.
L’educazione che si preoccupa soltanto di mettere concetti in testa è debole, perché non forma l’essere umano in maniera integrale. Con semplicità ha dimostrato che abbiamo bisogno di “Insegnare a pensare, aiutare a sentire bene e accompagnare nel fare”, senza selezionare i più intelligenti, i più capaci, i più ricchi, ma accogliendo tutti per un’educazione veramente umana. Il Papa ha incentivato le esperienze di educazione informale che utilizzano l’arte e lo sport come forme per ampliare l’orizzonte dello schema educativo. Oltre a insegnare concetti, missione della vera scuola è insegnare abitudini e valori. In questo senso, Il papa ha sottolineato l’importanza di andare alle periferie delle città, non soltanto per fare beneficenza, ma per essere capaci di educare umanamente, perché la periferia ha una forma speciale di capire la realtà dalla sofferenza, della fame, della violenza. Dall’esperienza dell’umanità ferita possono sorgere valori di vera umanità.
Papa Francesco, certamente, ha dimostrato con forza la necessità di un cambiamento dello schema di educazione. Ha criticato anche lo Stato che non paga adeguatamente i suoi educatori.
Nella chiusura di questo incontro ha messo nel cuore di ogni partecipante la forza per portare avanti questa missione importantissima che è l’educazione. Con il suo modo accogliente e semplice il Papa ha contribuito a rinnovare nel cuore di tutti la passione di educare.
P. Anísio Tavares
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Testimonianza del dottorando Roberto Massaro nell’iter che lo ha condotto alla difesa pubblica della sua dissertazione dottorale il giorno 26 novembre 2015…
È difficile riassumere in poche righe un’esperienza così intensa come quella del dottorato. Sono in molti a credere – erroneamente – che si tratti di un semplice esercizio di scrittura. In realtà, il percorso del terzo ciclo di studi in teologia è un intenso cammino di crescita umana e spirituale, oltre che culturale.
Si cresce umanamente perché il dottorato non si vive in solitudine. Dalla scelta dell’argomento alla difesa, il lavoro di ricerca matura in un contesto relazionale: il confronto continuo con i moderatori, gli scambi di opinioni con i compagni di studi, il dialogo con altre figure competenti nella materia scelta aiutano a crescere in umiltà e docilità e a concepirsi sempre più come persone in cammino, alla ricerca di una sapienza mai completamente afferrabile dalle nostre umane capacità. Inoltre, l’importanza dell’obiettivo da raggiungere impone una serietà e una metodicità nello studio che, col tempo, rimodellano e plasmano il proprio personale stile di vita.
Si cresce spiritualmente perché lo studio della teologia morale non è mero diletto intellettuale. Come ci ricorda il Concilio, il compito della morale è quello di «illustrare la grandezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di apportare frutto nella carità per la vita del mondo» (OT 16). Così – ne sono fermamente convinto – quanto più si approfondisce lo studio dell’etica teologica tanto più si disvela la bellezza del progetto di Dio sull’uomo e si è incoraggiati a camminare sulle vie della libertà e della verità.
Si cresce culturalmente perché si apprende l’arte della ricerca. Affinché il lavoro di dottorato risulti accattivante e stimolante occorre lasciarsi trasportare dalla curiosità. Non basta, infatti, fermarsi alla lettura di qualche libro (magari nella propria lingua materna). Occorre ricercare con metodo e intelligenza, organizzare il tempo dello studio in base alle proprie esigenze, darsi delle scadenze e non cedere mai alla tentazione della perfezione.
Sono state queste le piccole grandi conquiste di questi due anni. Traguardi che non avrei certamente potuto raggiungere senza l’apporto di un’istituzione, come l’Accademia, che mi ha dolcemente inculcato la passione per la teologia morale. Così, a pochi giorni dalla difesa della mia tesi (avvenuta il 26 novembre scorso) sento il dovere di ringraziare l’intero corpo docente per avermi dato l’opportunità di vivere, in un ambiente familiare e disteso, una profonda esperienza di studio e di ricerca. In modo particolare, ringrazio il prof. Del Missier che con disponibilità e professionalità mi ha seguito sia nel lavoro di licenza che in quello di dottorato e, insieme a lui, il prof. Amarante (secondo moderatore), guida sempre attenta e scrupolosa.
Vorrei, infine, rivolgere un augurio a tutti gli studenti. Lo faccio mutuando le parole di B. Häring, affinché lo studio della morale conduca a una piena fioritura personale: «La teologia morale deve rendere liberi e capaci di gioire di Dio, di gioire al servizio di Dio e del prossimo. Deve indicare e aprire le vie che portano a relazioni personali e a strutture sane e sananti» . Buon cammino!
Roberto Massaro