Vaccini, obblighi e dinieghi
Faggioni / 19 Novembre 2021

In questo intervento vorrei riprendere il discorso sull’obbligo vaccinale iniziato in un post precedente, a partire dalla distinzione che abbiamo posto fra obbligo giuridico e obbligo morale, ben consapevoli che queste categorie sono tutt’altro che univoche e che sono oggetto di discussioni plurisecolari. Nel dibattito pubblico si parla per lo più – è ovvio – dell’obbligo giuridico e del diritto che lo Stato ha o non ha di imporre le vaccinazioni forzando, se necessario, i cittadini. Personalmente condividiamo la posizione del Comitato nazionale per la Bioetica che nel 2020, nel contesto della pandemia di Covid-19, ha affermato «che, nell’eventualità che perduri la gravità della situazione sanitaria e l’insostenibilità a lungo termine delle limitazioni alle attività sociali ed economiche, non vada esclusa l’obbligatorietà dei vaccini soprattutto per gruppi professionali che sono a rischio di infezione e trasmissione di virus; tale obbligo dovrà essere revocato qualora non sussista più un pericolo significativo per la collettività»[i]. Se ci poniamo in un orizzonte squisitamente etico, la nozione di obbligazione non può essere intesa come una norma per così dire esterna alla persona che impone un certo comportamento, ingiungendo o vietando, nei confronti e nell’interesse di un altro soggetto anche collettivo, ma deve essere ricondotta…